20110717

Il mondo ora inizia ad affrontare la peggior siccità degli ultimi 50 anni

Jacopo Albarello . Il Riformista
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Stando ai racconti di chi è scappato, in Somalia non c’è nulla da mangiare né da bere, gli animali da pascolo sono già tutti morti e l’unica speranza è quella di avviarsi a piedi verso qualche campo profughi in Kenya o in Etiopia. Decine di chilometri, settimane di cammino, che vedono le famiglie decimarsi. E i primi a morire sono sempre i bambini e gli anziani.


Tremila persone al giorno lasciano il paese per andare in Etiopia o in Kenya dove si possono trovare le prime forme di assistenza organizzata.
Il campo profughi di Dabaab, nel nord del Kenya, che già era il più grande del mondo e già ospitava solo somali in fuga dalla guerra, sta arrivando alle 400 mila persone e si teme che presto tocchi la soglia del mezzo milione di ospiti. Era stato progettato per 90 mila sfollati. Ma negli ultimi mesi stanno arrivando 1300 persone al giorno. Chi arriva a Dabaab è fortunato, lì sono operative decine di Ong e una qualche forma di assistenza viene assicurata. Chi arriva, in fin di vita racconta dei tanti che quotidianamente muoiono per strada. Un’ecatombe umana di cui non si ha alcuna contabilità.
La siccità nel Corno d’Africa vede quindi tutte le organizzazioni internazionali impegnate al massimo: dal rango di crisi umanitaria la situazione è adesso passata a “catastrofe umanitaria”. All’atto pratico cambia poco, è solo un tentativo di racimolare più soldi di aiuti.
L’ultimo allarme dell’Organizzazione mondiale per la sanità riguarda il colera: almeno 5 milioni di persone sono a rischio solo in Etiopia. Su un corpo già debole il colera porta diarrea, disidratazione e quindi la morte.
L’Alto commissariato Onu per i rifugiati sta organizzando un ponte aereo per portare 600 tonnellate di tende e altri aiuti nella regione, in Kenya in particolare. Dove evidentemente si pensa che i profughi continueranno ad arrivare.
In Somalia chi non riesce a scappare a piedi all’estero ha deciso di provare a riparare a Mogadiscio, la capitale, che finora per anni era stata rifuggita da tutti perché luogo di scontro perenne tra integralisti islamici e governi filo occidentali, insediati in una parte della città. Molti di questi sfollati a causa della siccità sono arrivati a Mogadiscio e senza un tetto si sono organizzati in campi improvvisati.