Cesare Battisti, Adiano Sofri e le responsabilità nel Movimento
Costanzo Preve (con Luca Grecchi), Marx e gli antichi greci, Petite Plaisance, Pistoia 2005, pp. 80-81.
Ritengo di conoscere abbastanza l’ambiente dei brigatisti italiani
rifugiati in Francia, come Scalzone. Sai che si parla molto in questi
giorni (aprile 2004) se si debba riportare in Italia un certo Battisti,
macchiatosi di alcuni delitti ed oggi noto in Francia come autore di
libri gialli. Ebbene: Battisti dice, in una intervista che ho letto, una
cosa orribile. Dice cioè di non dichiararsi responsabile delle cose che
fece allora, perché esse furono fatte da una intera generazione.
È ridicolo: come se ciò potesse costituire una scusante! “Era il
Movimento”, dice lui, affermando una delle cose più atroci e schifose
che si possano dire al mondo! Se io decido di andare a sparare ad un
gioielliere, ne devo rispondere io; non posso sostenere di essere agito
impersonalmente da un movimento. Questo, per l’appunto, rappresenta una
formulazione particolarmente degradata di una teoria che parte da Hume, e
che va poi in Nietzsche, Deleuze e Negri. Ammesso che Sofri parli in
buona fede dicendo di non aver fatto uccidere il commissario Calabresi
(e personalmente ritengo invece che sia stato lui ad averlo fatto
uccidere), lo fa in base alla medesima ipotesi: in quel momento il
Movimento andava in quella direzione, ed io ero parte di quel Movimento.
Questa è una modalità di deresponsabilizzazione aberrante. Io non sono
un kantiano, ma di fronte a queste cose il kantismo è mille volte
superiore, perché afferma che esiste l’Io e che l’Io è moralmente
responsabile. [...] ciò dimostra come il teorico della natura umana Hume
centralizzi il mercato proprio perché il mercato, in un certo senso, lo
deresponsabilizza. Per dirla in un modo icastico, il Mercato per Hume è
come il Movimento per Sofri.