20051231

Cesare Battisti, Adiano Sofri e le responsabilità nel Movimento

Costanzo Preve (con Luca Grecchi), Marx e gli antichi greci, Petite Plaisance, Pistoia 2005, pp. 80-81.
Ritengo di conoscere abbastanza l’ambiente dei brigatisti italiani rifugiati in Francia, come Scalzone. Sai che si parla molto in questi giorni (aprile 2004) se si debba riportare in Italia un certo Battisti, macchiatosi di alcuni delitti ed oggi noto in Francia come autore di libri gialli. Ebbene: Battisti dice, in una intervista che ho letto, una cosa orribile. Dice cioè di non dichiararsi responsabile delle cose che fece allora, perché esse furono fatte da una intera generazione.
È ridicolo: come se ciò potesse costituire una scusante! “Era il Movimento”, dice lui, affermando una delle cose più atroci e schifose che si possano dire al mondo! Se io decido di andare a sparare ad un gioielliere, ne devo rispondere io; non posso sostenere di essere agito impersonalmente da un movimento. Questo, per l’appunto, rappresenta una formulazione particolarmente degradata di una teoria che parte da Hume, e che va poi in Nietzsche, Deleuze e Negri. Ammesso che Sofri parli in buona fede dicendo di non aver fatto uccidere il commissario Calabresi (e personalmente ritengo invece che sia stato lui ad averlo fatto uccidere), lo fa in base alla medesima ipotesi: in quel momento il Movimento andava in quella direzione, ed io ero parte di quel Movimento. Questa è una modalità di deresponsabilizzazione aberrante. Io non sono un kantiano, ma di fronte a queste cose il kantismo è mille volte superiore, perché afferma che esiste l’Io e che l’Io è moralmente responsabile. [...] ciò dimostra come il teorico della natura umana Hume centralizzi il mercato proprio perché il mercato, in un certo senso, lo deresponsabilizza. Per dirla in un modo icastico, il Mercato per Hume è come il Movimento per Sofri.